L'originale concezione universalista di Teilhard: base per una ermeneutica della noosfera

Luciano Benoni Mazzoni

L’originale concezione universalista di Teilhard:

 base per una ermeneutica della noosfera

 

 

Pubblicista, direttore della Rivista Uni-versum, studioso di teologia spirituale e antropologia religiosa, ha conseguito titoli accademici presso le Università di Bologna, Parma, Urbino e Pontificia della Santa Croce; opera in campo etico, ecumenico e interreligioso; vicepresidente dell’Associazione Italiana Teilhard de Chardin.

 

Nel nuovo  contesto  globale: inattese antitesi, inediti conflitti e spinte particolariste

Lo scenario della post-modernità ci dischiude una tendenza accentuata e diffusa che proprio nell’epoca del globalismo risulta affatto paradossale, quale forma inedita di antagonismo rispetto al vincolo della totalizzazione [come intuito da Teilhard de Chardin nelle sue riflessioni sulla planetizzazione in atto, cfr. Il Cristico ossia il Centrico, 1950]: la caduta delle idee universalistiche, in ogni continente, anche se in termini differenti: tanto nelle aree avanzate che in quelle sottosviluppate.

Apriamo bene gli occhi. Tanto a livello di filosofia (ripiegata su se stessa) e di cultura politica (con la caduta delle ideologie sono venuti meno i riferimenti ideali: al cosmopolitismo illuministico ed all’internazionalismo proletario non è subentrata nessuna nuova prospettiva mondialista), quanto di solidarietà sociale (dalla critica alle politiche fiscali alla scomparsa del concetto di classe sociale, in nome di irriducibili interessi corporativi), come di senso comune (che segue tuttora una irrefrenabile spinta all’individualismo, in termini edonistici e consumistici fuori da una visione etica generalista), si assiste all’affermazione di una crescente frammentazione, di accentuati localismi, di diffusa sfiducia nelle regole e nelle soluzioni condivise. Perfino in ambito scientifico, all’affermazione del sapere onnilaterale, si favorisce l’iper specializzazione, ove lo specialismo reso autarchico e competitivo tende ad ignorare una visione olistica. Nel sociale, soppiantate le tesi collettiviste si  sta negando il valore di qualsiasi  vincolo solidaristico e perfino il primato del bene comune. La deriva è evidentemente di stampo radicale, relativista e non-cognitivista: negando così ogni spazio al messaggio religioso e ad un richiamo etico superiore. Sullo sfondo stanno poi la caduta verticale di credibilità delle istituzioni internazionali e la moltiplicazione dei conflitti locali, nonché le diaspore ed i dissapori religiosi; accompagnati infine da ingenti e disordinati flussi migratori.

Il quadro appare piuttosto lontano dalle prospettive proposte dalla Costituzione Conciliare Gaudium et Spes [della quale si rilevò l’accento teilhardiano] ed alle aspettative da esso aperte. Anzi: alla crisi economica mondiale viene affiancandosi una depressione psicologica  latente e le giovani generazioni appaiono prive di speranza e come schiacciate su di un presente privo di passato e senza futuro. Un quadro psichico assai problematico, previsto anch’esso da Teilhard de Chardin [cfr. La voglia di vivere, 1950]. Pertanto torna puntuale e di pregnante attualità una riflessione aggiornata sull’Universalismo: le sue radici evidentemente cristiane e le sue connotazioni squisitamente cattoliche.

Di qui l’idea di un possibile ed utile affiancamento all’universalismo antico di radice monastica  di quello moderno di ispirazione teilhardiana, che ci condusse  -come Associazione Italiana-  al Convegno “Universalismo: unità umana e futuro dell’umanità tra passato e futuro”, co-promosso con il D.I.M. – Dialogo Monastico Interreligioso [Monastero San Silvestro Fabriano - Italia, 21-22 giugno 2008]. Ne costituivano un fermo piedistallo alcune premesse teologiche:

- L’unità del cosmo: punto fermo nella ‘vision’ della Rivelazione giudaico-cristiana, trasmessa e preservata dalla Tradizione cattolica e custodita nella esperienza monastica;

L’intima coerenza dell’universo: opera trinitaria che reca questa impronta in ogni sua parte, opera della creazione del Padre, rigenerata grazie al Figlio e sostenuta dall’azione vivificante dello Spirito Santo;

La bellezza dell’universo: colta dalla mistica cristiana come “estetica assoluta”, espressione della teofania (diafanìa), presenza pervasiva e trasparente di Dio.

Le vie umane alla conoscenza, alla partecipazione, alla contemplazione: tutte convergenti nella “unitotalità” come modalità dell’essere di Dio, oltre ogni rischio panteista e sincretista.

Teilhard de Chardin: quale Universo ?

Padre Pierre, ben consapevole di tutte le premesse citate (presenti nell’intera sua opera:  non come apriori deduttivo, bensì come inveramento induttivo), a fronte delle dicotomie e delle conflittualità acute del suo tempo, avanza lentamente  nella sua originale ricerca -sorretto dalla sua fede e sospinto da intuizioni intellettuali accompagnate da visioni mistiche-  giungendo a proporre quella che definì umilmente una “interpretazione probabile”.  La Scrittura (Sapienza), la Tradizione (Chiesa), la Ricerca (Scienza) furono le tre sponde del suo itinerario di ricerca, i cui esiti sommariamente possono così drasticamente riassumersi:

  • Ne L’Ambiente divino (1927) egli delinea una nuova percezione della vita sulla scorta della consapevolezza scientifica, tra cosmo-visione cristiana e nuovo stato di coscienza.
  • Ne Il posto dell’uomo nella natura (1949 ) e nelle sue Riflessioni sulla Felicità (1943) egli assegna in ultima analisi quattro dimensioni essenziali alla vita umana: 1) creazionale (crescita), 2) cordiale (felicità: centrazione-decentrazione-ultracentrazione), 3) teologale (fede-speranza-carità), 4) sacramentale (mistica+adorazione connessa all’azione).
  • Infine, dalle sue instancabili indagini attorno al processo evolutivo, che interessa e connette insieme (Scritti del tempo di guerra, 1916-1919) ed Il fenomeno umano (1938-1940), scaturisce una comprensione nuova che associa la via della cooperazione biologica e quella della trasfigurazione delle energie umane e divine, culminante ne Il Cuore della Materia (1950) .

Alle fonti della sua elaborazione originale sull’Universo

Attorno all’idea di Universo troviamo, nelle Opere di Teilhard, ben 48 saggi espressamente dedicati al tema (oltre agli epistolari). La sua indagine si svolge, parallelamente alla ricerca paleontologica, nell’ampio arco di  ben 35 anni: dal primo [Il mio Universo] del 14.4.1918, all’ultimo [L’energia di evoluzione] del 24.5.1953. Lungo questo impegnativo itinerario di ricerca egli analizza, seleziona, registra i tratti dell’Universo che egli osserva e la stoffa costitutiva che egli “vede” iscritta nella sua intima struttura. Egli, come dichiara ripetutamente negli scritti autobiografici, procede per intuizioni (fin dall’infanzia) e poi a tentoni (come l’avventura umana); egli inoltre non considera mai ‘conchiusa’ la sua ricerca  -auspicando una sua prosecuzione tanto in sede scientifica che in ambito spirituale-  ma sforzandosi di riuscire in qualche modo a comunicare ciò che egli percepisce. Come ogni mistico, stenta a trovare i modi di questa descrizione, eppure si sente in obbligo di non trattenere per sé il tesoro ammirato nel profondo della realtà: formula pertanto un suo linguaggio, coniando arditi neologismi non ancora appieno compresi.

 Un Universo orientato, centrato e cosciente 

Non è per nulla scontata, e tanto meno compresa sia in ambito scientifico che religioso, la visione dell’Universo cui approda Teilhard. L’Universo da lui concepito è non solo orientato [dotato di senso e direzione] ma esso gli si presenta addirittura come centrato [dotato di un centro propulsore ed attrattore] e dunque, grazie a questa proprietà, anche cosciente [dotato di una propria e diffusa coscienza e volontà, dai grani di coscienza più elementari fino alla soglia ultra-umana]. Ciò sulla base della legge fondamentale reggente l’evoluzione: quella di complessità-coscienza, che conduce all’unione. Così, nell’unico divenire che si fa Cristogenesi si sovrappongono via via i diversi strati qualitativi dell’evoluzione: barisfera-litosfera-biosfera-noosfera-cristosfera; delineando un Universalismo ultra-ontologico, iper-cattolico, pan-energetico, il cui esito resta comunque affidato alla libertà umana.

Tale configurazione risulta infatti dall’intersezione e dall’interazione delle potenti ‘derive’ prima richiamate; e, grazie alla loro coazione, combinazione e cooperazione si provocano altrettanti ‘Processi’ distinti ma tutti convergenti: Complessificazione, Umanizzazione, Socializzazione, Planetizzazione, Centrazione. Sui quali esercitano a loro volta una propria specifica azione qualitativa altri vortici energetici, veri movimenti annunciati: Spiritualizzazione, Cristificazione,  Amorizzazione, Trinitizzazione ed infine Omegalizzazione. Di tutti questi distinti, ma non separati processi, che risultano pertanto interdipendenti, il centro è Cristo, l’Alfa e l’Omega ! Sicché la prospettiva così definita interseca i due consueti modelli teologici di scuola (discendente ed ascendente) ed assume le implicazioni più esigenti del paradigma olistico; fino a rendere possibile la comprensione di un  Universo Cosciente e Personalizzato.

 La Mappa del suo pensiero

Dopo l’ampia messe di studi dedicati alla figura ed all’opera di Teilhard de Chardin [e, per quanto ci riguarda, dopo ormai oltre 40 anni di studio personale dedicato a lui], possiamo tentare di concepire una sorta di “Mappa” del suo pensiero: identificandone la forma ed osando avanzare una interpretazione [pur se azzardata, ma a nostro avviso fondata].

Ecco dunque come ci appare la struttura della sua elaborazione, paradigmatica al suo stile di ricerca che presenta tre caratteri peculiari [circolare-ellittico-innovativo]:

A) non lineare, ma circolare à essendo attratta (quasi come un assillo) e cercando e portando sempre ad un centro (di cui si colgono le tracce in quasi la totalità dei suoi scritti);

B) non progressivo, ma ellittico à ove l’ellisse è incardinata a due fuochi, che insistono su altrettanti saggi. Il primo,  nel corso della prima guerra mondiale,  deriva dall’illuminazione ricevuta al fronte: i Tre Racconti come Benson  (1916): qui riceve luce e consistenza la sua concezione unitaria di Materia e Spirito che si espande in ogni angolo e punto dell’Universo in fieri. Il secondo,  in piena seconda guerra mondiale, nel buio della tragedia incombente: il saggio  Centrologia (13.12.1944): qui riceve invece ordine ed armonia l’intero dispiegarsi delle potenze innescate ed investite nella “dialettica dell’Unione”, facendo emergere un ‘eucentrismo’ dove l’unione crea e personalizza ad un tempo, grazie alla nuova modalità dei centri auto-coscienti di unirsi interiormente, ‘da centro a centro’.

C) non ripetitivo, bensì innovativo: non indifferente alla Tradizione cristiana, eppure non più prigioniero dei limiti  del pensiero speculativo cristiano à supera e sconvolge la contrapposizione tra piano naturale e soprannaturale, svelando un dinamismo ove le energie cristiche ed anti-cristiche si polarizzano in una tensione crescente destinata a risolvere i destini dell’Universo, dalla Materia allo Spirito, dal Molteplice all’Uno: l’Universo in corso di autoconcentrazione, che si fa Riflessione od Auto-coscienza .

Ma la sua non è semplice illustrazione e nemmeno solo interpretazione,  non  trattandosi  di una mera visione descrittiva:  essa invece  provoca e favorisce  un nuovo stato di coscienza, quale soglia più avanzata della consapevolezza umana,  risultante dalla visione integrata ed unificante delle tre dimensioni fenomeniche: quella cosmica, quella  umana, quella divina, ma più specificatamente cristica. Ed esse compongono un’unica macro fenomenologia cosmoteandrica [secondo la felice espressione coniata da Raimundo Panikkar sulla scorta delle intuizioni di Teilhard: cfr. Il Cuore della Materia, 1950].

 Entro una Escatologia di Comunione

Nella prospettiva che padre Teilhard vede dischiudersi e che egli propone comunque quale disegno unificante per le diverse componenti che concorrono alla formazione di uno stadio più avanzato di umanità riconciliata (“l’ultra-umano”), il fattore decisivo è di certo l’Omega. Questo simbolo racchiude la promessa “La grazia si riverserà su di tutti” (Rm 5,15) del Cristo Evolutore, mettendo in bella evidenza come al cuore del Mistero dell’Incarnazione stia la Misericordia, anziché il Peccato . La Croce si erge al centro della storia, caricandosi di ogni Male, raccogliendo ogni Bene, generando le premesse di una nuova creazione, già in corso e pronta ad accoglierci nel suo abbraccio materiale e spirituale, di forza e di sentimento. Qui il Cristo, cuore dell’Universo, suscita ed attira nel tempo stesso tutte le energie a concorrere insieme alla costruzione dell’Avvenire:  Fede nella Terra (in avanti) e fede nel Cielo (in alto); sinergia fra le correnti spirituali di oriente ed Occidente; confluenza delle Religioni; combinazione e non dualismo tra i poli opposti ma complementari di maschile e femminile, divenuti un’unica “diade affettiva”. Ardite visioni, fondate sulla promessa: ecco viene il “Cristo più grande“, il Cristo Ricapitolatore (Ef 1,1-10), vincitore su ogni divisione come sul ‘Divisore’. È questo l’apporto di Teilhard alla spiritualità del nostro tempo auspicato da Giovanni Paolo II nell’anno Duemila. Ma anche sul piano geopolitico la lezione di Teilhard può risultare decisiva proprio oggi, onde procedere verso il punto di Maturazione della Noogenesi.

 Per una verace Ermeneutica della Noosfera

Attenti all’ardore di Teilhard verso il futuro umano, dobbiamo esercitare a fondo la nostra responsabilità di fronte alla storia. Ad oltre 50 anni dalla sua nascita in cielo (s. Pasqua 1955), ad oltre 40 anni dal Concilio Vaticano II e dopo la parabola del ‘secolo breve’, non possiamo che rispondere positivamente all’invito del lungimirante Magistero di Giovanni Paolo II e la sua limpida e vigorosa testimonianza ci sprona a procedere spediti e coraggiosi nel terzo millennio [cfr.Novo Millenio Ineunte, 2001]: dall’ascolto all’impegno. E quanti hanno a cuore il suo messaggio comprenderanno che non sarà sufficiente proporre una semplice rilettura di Teilhard, ma che diverrà vero ed impellente imperativo morale avanzare un appello ai governanti e ai politici dell’Europa affinché venga finalmente intesa ed accolta la sua prospettiva.

   Dalle altezze del cielo, come dalle pieghe dei suoi scritti, Pierre Teilhard de Chardin sembra lanciarci un messaggio vivo: i fenomeni ormai affermatisi della globalizzazione e della post-modernità, anche se non ancora appieno valutati nella loro portata irreversibile,  richiedono di non essere lasciati a se stessi, come oggi avviene per l’insipienza e la povertà di una politica generalmente priva di adeguate visioni planetarie, in una condizione di anarchica turbolenza priva di senso e di sbocchi positivi. Essi attendono al contrario di essere compresi criticamente e guidati sapientemente: non essendo che gli odierni segni dei tempi espressione del gemito cosmico che attende la sua liberazione (Rom 8,19-21); e sembrano lanciarci nuove sfide [a ben vedere già preconizzate da Teilhard]:

  • una riflessione critica della epistemologia, dalla interdisciplinarietà alla transdisciplinarietà, per un sapere riconciliato con la natura e capace di dominare la tecnica;
  • un deciso e determinato sforzo per l’incontro fra le culture, oltre le contrapposizioni  e i timori dello “scontro fra civiltà”, capace di far evolvere l’attuale multilateralismo in forme di governance mondiale;
  • un’opzione netta a favore di un’etica planetaria, che non porti all’appiattimento o all’omologazione, bensì fondata sul consenso tra culture, fedi, filosofie e tradizioni: a fondamento dell’ unica famiglia umana interdipendente;
  • un passo fermo sulla via dell’ecumenismo, per conseguire forme plurali di unità pancristiana nella valorizzazione dei carismi e dei doni, quale seme, testimonianza e premessa per un verace  incontro tra le Religioni, oltre la fase del mero dialogo a distanza.

Sfide tutte da tradurre in direttrici di concreta e fattiva operosa azione: alla quale nessuno può sfuggire, senza venir meno alla sua dignità e responsabilità . Ma è evidente che soltanto da una interpretazione verace della Noosfera oggi, quale vortice e scenario unificante per il pianeta, potranno essere superati in avanti i troppi fraintendimenti ideologici, le letture in chiave di “pensiero unico” a dominanza economico-tecnologica, le sempre risorgenti contrapposizioni culturali.  Mentre  preoccupa soprattutto la pressione migratoria che dal Sud del mondo grava sul Nord ricco, l’assillo degli uomini di buona volontà e dei governanti avveduti dovrebbe piuttosto diventare quello anzitutto del nuovo esodo psichico davvero indispensabile per far entrare l’umanità in uno stadio nuovo ed unitario: e si tratta sempre di un esodo pasquale, nel passaggio dalla intolleranza al riconoscimento delle differenze, dalle identità conflittuali alle identità riconciliate, dal multiculturalismo separatista alla fusione degli orizzonti. Questa solo si rivela  -e corrisponde appieno alla visione teilhardiana-  l’unica possibilità di evoluzione dal pregiudizio alla comprensione, la vera prospettiva di interpretazione costruttiva della globalizzazione: quale matura ermeneutica interculturale del passaggio epocale che la Noosfera pone davanti ai nostri occhi (cfr. Tre cose che vedo, 1948).

Nell’apprestarci a questi ardui impegni, rivolgiamoci  -come padre Pierre-  al genio ed alla potenza unitiva di Maria (cfr. Il Femminino ossia l’Unitivo, 1950), quale forma di quella “Energia che diventa Presenza” (cfr. Il Cristico, 1950): Madre di tutte le cose (cfr. La vita cosmica, 1916), che si presenta a noi come Madre delle Genti, che già veneriamo Donna del cammino, affinché ci guidi e ci protegga nel suo manto materno.

 Articolo apparso su Teilhard aujourd'hui 6 (maggio 2010)

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