Scrive Claude Cuénot: è “lo stadio evolutivo in cui l’umanità, esaltata dalla co-riflessione (riflessione comune ed estesa), planetarizzata (allargata a tutto il pianeta) e resa ormai unanime, supererà sé stessa sul piano affettivo e riflessivo, raggiungendo uno stato superiore di pensiero e di libertà”.
Il concetto di “ultra-umano” è connesso con quello di “cosmogenesi”, e anzi ne rappresenta l’esito finale: è lo stato a cui l’umanità tende, magari inconsapevolmente, e che raggiungerà quando sarà pervenuta a quel punto di convergenza naturale dell’umanità (e dell’universo intero), che Teilhard denomina come “punto Omega” .
Non c’è nulla di utopico nell’affermazione teilhardiana di uno stadio “ultra-umano” nello sviluppo dell’umanità, perché - ci dice Teilhard – questa capacità dell’uomo di superarsi, di andare oltre sé stesso e i propri egoismi, è già una realtà osservabile, quasi palpabile, tutte le volte che l’uomo riesce, nonostante tutti i limiti e i condizionamenti che lo circondano, a operare sulla spinta dell’amore, quell’amore che è «la più universale, la più formidabile e la più misteriosa delle energie cosmiche”, quell’amore che è la manifestazione della presenza di Dio tra noi e la spinta verso una crescita spirituale destinata alla realizzazione di una umanità “ultra-umana” proprio perché impregnata di un amore assoluto e personale allo stesso tempo.